Scroll Top

Dall’Antico Egitto alla Genetica Moderna: Il Viaggio della Ricerca Oncologica

Dall'Antico Egitto alla Genetica Moderna - Il Viaggio della Ricerca Oncologica-480x360px

La storia della ricerca oncologica è una testimonianza della resilienza umana e del progresso scientifico. Dalle prime descrizioni nei papiri egizi alle moderne terapie genetiche e immunoterapiche, ogni epoca ha lasciato un segno indelebile nella lotta contro il cancro. Questo viaggio attraverso i secoli non solo evidenzia l’evoluzione della nostra comprensione del cancro ma sottolinea anche l’importanza della ricerca continua per superare questa malattia.

Dalle Antiche Civiltà alla Medicina Medievale

Nel 1600 a.C., i papiri egizi offrivano le prime descrizioni del cancro, proponendo trattamenti che variavano dalle incisioni ai rimedi magici. Questi documenti antichi segnano l’inizio della ricerca oncologica, con il papiro di Smith che emerge come un vero trattato chirurgico per il trattamento dei tumori al seno.

Nel 400 a.C., Ippocrate introduce il termine “carcinoma”, derivato dalla parola greca per granchio, karkinos, riflettendo la natura invasiva dei tumori. Questa terminologia è ancora in uso oggi, sottolineando la lunga storia della lotta contro il cancro.

Durante il II secolo d.C., i medici romani, tra cui Galeno di Pergamo, ampliano la classificazione dei tumori, introducendo il termine “sarcoma” per descrivere i tumori dei tessuti molli. Questo periodo segna un’evoluzione nella comprensione medica del cancro, nonostante la persistente credenza medievale nell’eccesso di bile nera come causa della malattia.

Durante il Medioevo (dal III al XV secolo d.C) le teorie mediche attribuivano la causa del cancro a un disequilibrio degli umori corporei, in particolare a un eccesso di bile nera. Questa concezione si basava sulla dottrina degli umori, secondo la quale la salute umana era determinata dall’armonia tra i quattro fluidi fondamentali del corpo: sangue, bile gialla, bile nera e flegma. La comprensione medievale del cancro rifletteva la visione olistica della salute, sottolineando l’importanza dell’equilibrio interno per il benessere degli individui.

 

Rivoluzioni Scientifiche: XVI-XIX Secolo

L’invenzione del microscopio nel XVI secolo apre nuove frontiere nella ricerca oncologica, permettendo agli scienziati di esplorare il corpo umano a livello cellulare. Questo periodo vede anche la definitiva messa in discussione della dottrina degli umori, con la causa del cancro identificata in anomalie del sistema linfatico.

Nel XVIII secolo, la ricerca inizia a riconoscere le cause ambientali del cancro, evidenziando gli effetti cancerogeni di sostanze come il tabacco e la fuliggine. Questa epoca segna l’alba dell’oncologia medica, con esperimenti pionieristici che gettano le basi per la moderna ricerca sul cancro.

Il XIX secolo è testimone di progressi significativi, con la scoperta che le cellule cancerose differiscono notevolmente dalle cellule sane. Rudolph Virchow e Louis Pasteur, tra gli altri, contribuiscono fondamentalmente alla patologia cellulare e alla microbiologia, rispettivamente, aprendo la strada alla medicina moderna.

Nel 1842, il medico veronese Domenico Rigoni-Stern realizzò un’importante svolta negli studi sul cancro attraverso una delle prime indagini statistiche epidemiologiche.

La pubblicazione di “L’origine delle specie” da parte di Charles Darwin nel 1859 segnò un punto di svolta nelle scienze biologiche e mediche. Esplicando la teoria dell’evoluzione attraverso la selezione naturale, Darwin non solo rivoluzionò le concezioni scientifiche e religiose sull’origine e lo sviluppo della vita ma fornì anche un quadro teorico fondamentale per comprendere la crescita e la sopravvivenza delle cellule tumorali, nonché i fenomeni di resistenza ai trattamenti farmacologici. La teoria dell’evoluzione si è rivelata essenziale per interpretare la complessità biologica del cancro, guidando la ricerca verso nuove strategie di prevenzione e cura.

 

Il XX Secolo: Dalla Radioterapia alla Genetica

Tra il 1900 e il 1929, l’oncologia ha compiuto passi da gigante, trasformandosi in una scienza sperimentale e multidisciplinare. Questo periodo ha visto l’introduzione delle colture cellulari, lo studio approfondito delle sostanze cancerogene, l’evoluzione delle tecniche diagnostiche e l’uso pionieristico della radioterapia. Gli scienziati hanno iniziato a comprendere che il cancro potrebbe essere causato da mutazioni genetiche, segnando un’epoca di scoperte rivoluzionarie nella lotta contro questa malattia.

La scoperta del radio da parte dei coniugi Marie Skłodowska e Pierre Curie (1898-1903) ha aperto nuove frontiere nel trattamento del cancro. Questo elemento fortemente radioattivo si è rivelato efficace contro alcune forme di cancro, evidenziando il potenziale delle terapie radianti.

Nel 1913, un articolo sulla rivista Ladies’ Home Journal ha segnato l’inizio delle campagne pubbliche di prevenzione del cancro, sottolineando l’importanza della diagnosi precoce e del trattamento tempestivo per aumentare le possibilità di guarigione.

Lo zoologo tedesco Theodor Boveri, attraverso i suoi studi sulle uova dei ricci di mare, ha ipotizzato nel 1914 che il cancro potesse derivare da anomalie cromosomiche, anticipando concetti chiave della genetica del cancro che sarebbero stati confermati solo decenni dopo.

La scoperta della penicillina da parte di Alexander Fleming nel 1928 ha rappresentato un momento cruciale non solo per la medicina infettivologica ma anche per l’oncologia, aprendo la strada allo sviluppo degli antibiotici, essenziali per prevenire infezioni in pazienti immunocompromessi, come quelli affetti da cancro. Nonostante l’iniziale mancanza di interesse, la penicillina divenne fondamentale durante la Seconda guerra mondiale, salvando innumerevoli vite e guadagnando a Fleming il premio Nobel nel 1945.

Dall’inizio del XX secolo fino alla Seconda guerra mondiale, i principali strumenti nella lotta contro il cancro erano la chirurgia e la radioterapia. Tuttavia, le scoperte degli anni ’40 hanno aperto la strada all’uso dei farmaci contro il cancro, segnando l’alba della chemioterapia. Questo periodo ha visto anche significativi miglioramenti nelle tecniche diagnostiche, sottolineando l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce. L’introduzione di antibiotici e trasfusioni ha reso possibile eseguire interventi chirurgici più efficaci.

Il medico greco George Papanicolaou sviluppa il Pap-test (1946), rivoluzionando la diagnosi precoce del cancro alla cervice uterina e riducendo significativamente la mortalità nei paesi sviluppati.

Il patologo Sidney Farbe rnel 1947 dimostra l’efficacia dell’aminopterina contro la leucemia nei bambini, segnando la prima volta che un farmaco ha avuto successo nel fermare il cancro.

La scoperta della struttura del DNA nel 1953 da parte di Watson, Crick, Wilkins e Franklin inaugura l’era della biologia molecolare, cambiando radicalmente l’approccio al cancro.

Gli anni ’70-’80 sono stati caratterizzati da un’intensa attività scientifica, dalla scoperta del primo oncogene alla nascita dell’ingegneria genetica e allo sviluppo di anticorpi monoclonali mirati. Le tecniche di sequenziamento del DNA hanno aperto nuove frontiere nella comprensione e nel trattamento del cancro.

L’americano Peter Duesberg e il giapponese Hidesaburo Hanafusa scoprono nel 1970 il primo oncogene. È il gene SRC ed è in grado di innescare la crescita cellulare incontrollata (ossia il cancro) negli animali.

Nel 1973 viene avviata la prima sperimentazione clinica della quadrantectomia per il cancro al seno, un nuovo metodo chirurgico messa a punto da Umberto Veronesi, noto chirurgo e oncologo italiano. Nell’intervento conservativo si asporta solo la parte malata della mammella riducendo al minimo la mutilazione delle pazienti. La sperimentazione si concluderà con successo nel 1981. Nel 2002 la tecnica riceverà il pieno riconoscimento della comunità scientifica internazionale.

Frederick Sanger in Inghilterra, Allan Maxam e Walter Gilbert negli Stati Uniti nel 1974 sviluppano le prime tecniche di sequenziamento del DNA.

Dal 1982 al 1985 grazie anche al progresso dell’informatica, vengono messi a punto nuovi strumenti per la diagnosi dei tumori. La diagnostica per immagini permette di visualizzare in dettaglio organi e tessuti. Da questo momento è possibile vedere il tumore – anche nelle sue primissime fasi – in aree del corpo non accessibili con l’esame fisico o con la sola radiologia.

Il biochimico statunitense Kary Mullis inventa nel 1985 la reazione a catena della polimerasi (PCR) una tecnica in grado di generare tantissime copie di frammenti di DNA. La PCR faciliterà enormemente il cammino della ricerca genetica. “A partire da una singola molecola di materiale genetico”- scrive lo stesso Miller- “la PCR è in grado di generare 100 miliardi di molecole simili in un pomeriggio.”

Dal 1986 al 1999 si stabilisce il legame tra geni e cancro, introducendo il concetto di terapia genica e sottolineando l’importanza della prevenzione legata alle condizioni ambientali e allo stile di vita. La prevenzione è quindi un’arma importante ed efficace: l’attenzione si concentra sull’alimentazione, sulle abitudini e i comportamenti, sulle condizioni lavorative e sulle esposizioni a sostanze nocive.

Con il Progetto Genoma Umano (1990) inizia la grande avventura della scienza alla scoperta dell’universo dei geni. I partecipanti al Progetto Genoma Umano intendono completare la mappatura del DNA.

Lo scienziato americano Ira Pastan nel 1992 lega un anticorpo monoclonale a una tossina. Ne risulta un complesso molecolare in grado di legarsi specificamente alle cellule tumorali, uccidendole: una sorta di proiettile guidato che distrugge il tessuto malato risparmiando quello sano intorno.

 

Il XXI Secolo: Un Viaggio dalla Genomica all’Immunoterapia

All’alba del XXI secolo, la pubblicazione della prima bozza della sequenza del DNA umano ha segnato un punto di svolta cruciale, portando a termine il Progetto Genoma Umano. Questo evento non solo ha rappresentato una pietra miliare per l’oncologia ma ha anche aperto la strada a una nuova era di trattamenti: i farmaci mirati. Grazie alle scoperte dell’oncologia molecolare, questi farmaci sono progettati per colpire specifici bersagli cellulari, attaccando le cellule tumorali e risparmiando quelle sane.

La rivoluzione genomica ha avuto un impatto profondo anche sulla prognosi dei tumori, permettendo una caratterizzazione genetica personalizzata e introducendo il concetto di medicina di precisione. Questo approccio mira a ottimizzare le cure basandosi sul profilo genetico del singolo paziente e della sua malattia, promettendo trattamenti più efficaci e con minori effetti collaterali. La ricerca di marcatori molecolari per diagnosi precoci è diventata una priorità, con l’obiettivo di individuare il cancro nelle sue fasi iniziali, quando è più facilmente trattabile.

Negli ultimi anni, il focus della ricerca si è spostato sempre più verso l’analisi molecolare dei meccanismi alla base del cancro. Dal 2010, la medicina di precisione ha fatto passi da gigante, grazie a un approccio terapeutico che considera le caratteristiche uniche della malattia e del paziente. L’attenzione si è rivolta alla genetica, all’epigenetica e all’importanza delle abitudini di vita, con studi che collegano questi fattori all’insorgenza e alla progressione del cancro.

La sopravvivenza dopo una diagnosi di cancro è aumentata, spingendo gli esperti a concentrarsi sulla qualità della vita post-trattamento e sulla riduzione degli effetti collaterali a lungo termine dei farmaci. La partecipazione attiva dei pazienti nella scelta delle terapie, attraverso il consenso informato, ha rafforzato il loro ruolo nel processo decisionale. La raccolta e l’analisi di dati biologici e clinici, potenziata dall’intelligenza artificiale, stanno rivoluzionando la ricerca oncologica.

Uno dei progressi più significativi è l’immunoterapia, che mira a stimolare il sistema immunitario del paziente per combattere il tumore. I farmaci inibitori dei checkpoint immunitari hanno mostrato risultati promettenti, ottenendo l’approvazione negli Stati Uniti e in Europa.

La terapia con cellule CAR-T (CAR: Chimeric Antigen Receptor; T sta per linfociti T), approvata per la prima volta dalla FDA Food and Drug Administration nel 2017, ha offerto speranze concrete per il trattamento di linfomi e tumori del sangue.

 

Il futuro

Il XXI secolo ha testimoniato una trasformazione senza precedenti nella lotta contro il cancro, segnando l’inizio di un’era caratterizzata da innovazioni rivoluzionarie in campo diagnostico e terapeutico: ogni passo avanti rappresenta una nuova speranza per milioni di pazienti in tutto il mondo.

Questi progressi non solo migliorano le prospettive di sopravvivenza ma spingono anche verso cure più personalizzate e meno invasive, con un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti. Mentre continuiamo a navigare in questa era di scoperte, la collaborazione tra scienziati, medici e pazienti sarà fondamentale per sfruttare appieno il potenziale delle nuove tecnologie e terapie, con l’obiettivo ultimo di vincere la battaglia contro il cancro.

Sostieni la ricerca scientifica d’eccellenza e il progresso delle scienze.